Qualcuno potrebbe pensare che le fiabe siano roba per bambini. Tutt’altro. Le fiabe, alcune in special modo, parlano soprattutto agli adulti.
Paola Cadonici, psicologa psicoterapeuta e logopedista ha detto che la fiaba è una medicina, che ha effetto solo se letta o raccontata da qualcun altro.
Leggere una fiaba, o ancora meglio, ascoltarla leggere da qualcuno, mobilita delle corde che abbiamo dentro, a tutte le età.
I temi che le fiabe affrontano sono temi “sempreverdi”: restano caldi al di là delle generazioni, degli anni che abbiamo, e degli anni in cui viviamo. Internet e gli smartphone, il livello a cui la nostra società è arrivata attraverso la tecnologia, non toglie qualcosa alle fiabe di un tempo, in origine tramandate attraverso la tradizione orale e poi scritte sui vecchi cari libri di carta.
Tra l’altro, pur nella diversità delle culture del mondo, ritornano spesso le stesse questioni, a testimonianza che essere “umani” comporta una comunanza inevitabile di immaginario. Come scrive Italo Calvino:
Io credo questo: le fiabe sono vere. (…) Sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo o a una donna”.
Cos’è una fiaba? La fiaba è un racconto di origine popolare che utilizza l’elemento magico nel suo svolgersi. La magia dunque è una caratteristica imprescindibile delle fiabe. Ma come si concilia con la realtà? Intanto l’elemento fantastico ci permette di catapultarci in un mondo in cui tutto è possibile, favorendo la sensazione liberatoria delle soluzioni da sogno. Sognare, in fondo, non costa nulla! Inoltre, delle piccole magie succedono anche nella vita reale, bisogna solo saperle apprezzare…
Di cosa parlano le fiabe? Del crescere, dell’amare, del prendere in mano la propria vita a dispetto di tutte le sfortune e le fortune che ci sono capitate; le fiabe parlano di genitorialità ma raccontano anche di quella delicata fase di transizione alla vita adulta che è l’adolescenza. Le fiabe spiegano l’importanza del rispetto per gli altri ed elogiano l’ingegno, l’umiltà, l’intraprendenza.
A chi si rivolgono? Al bambino piccolo per rassicurarlo e insegnargli un codice morale, ma non di meno ai genitori, per dare loro preziosi consigli su un mestiere così bello, ma altrettanto difficile. Le fiabe parlano in generale a tutti, donne e uomini, e si rivelano molto utili nella terza età, quando diventano occasione per una rilettura a tutto tondo della strada percorsa, per ridarle un significato.
La fiaba con i suoi insegnamenti, ammonimenti, finali lieti ma non sempre e non del tutto, con un occhio comunque alla finitezza e ai limiti dell’uomo, infonde speranza e coccola la nostra interiorità, accarezzando le nostre piccole grandi ferite.
Per il bambino è importante che la fiaba abbia un lieto fine, che metta in scena delle paure che vengono affrontate e superate: in questo modo la fiaba infonde coraggio al bambino, rimandandogli un messaggio positivo di speranza. Leggere una fiaba al proprio bambino diventa per il genitore un’occasione preziosa per uno stare insieme di qualità, una sospensione dagli impegni del quotidiano per sostare in un momento magico.
Il bambino ha bisogno della fiaba per imparare a distinguere ciò che è bene e ciò che è male. Inizialmente, ad un primo livello di sviluppo, il bambino li vedrà come entità separate, poi pian, piano, crescendo, imparerà che bene e male possono coesistere in ognuno di noi.
Ad esempio la fiaba gli insegnerà che la cattiveria, l’invidia, la prepotenza, prima o poi vengono punite, e che muoversi solo sull’onda del piacere per evitare il dispiacere, non paga. Imparare a tollerare le frustrazioni è infatti elemento fondamentale per la crescita emotiva di un bambino.
Spesso il protagonista della fiaba è un essere “piccolo”, è l’ultimo della società, su cui non ci si scommetterebbe un soldo, che però poi riesce a vincere sui grandi. Anche questo attiva le speranze inconsce del bambino e della bambina, e a tutti noi insegna l’importanza del provarci, trasmettendo nutrimento per l’autostima.
Le fiabe non ci risparmiano dal metterci davanti ai mostri. Piuttosto, come nei migliori trattati di psicoterapia, ci insegnano a guardare in faccia i nostri punti deboli, perché possiamo gestirli, anziché esserne sopraffatti. La rabbia, l’invidia, la paura, la vanità sono proprie dell’essere umano: il problema non è provarle, però guai a farcene travolgere. Agire sulla base dei nostri bisogni non soddisfatti può farci rischiare grosso.
La fiaba “Il fiorentino”.
Mi ha molto colpita, quando l’ho ascoltata per la prima volta, la fiaba “Il fiorentino” di Italo Calvino. Il protagonista non sopporta di non aver avuto esperienze grandiose, vuol farsi ammirare dai suoi compaesani che invece hanno sempre viaggiato, e così vende tutto per mettersi in cammino, e giunge a mettere seriamente in pericolo la sua vita. Il suo antagonista, un gigante, soffre in fondo della stessa “malattia”: talmente è forte il bisogno di diventare più bello esteticamente, che non vede il pericolo, e così viene letteralmente accecato dal suo bisogno.
La fiaba del Fiorentino ci insegna che poter accettare le proprie debolezze permette in fondo di poter vivere una vita serena; al contrario cedere istintivamente ad un bisogno porta solo guai!
Se ci pensiamo, nell’epoca dei social e del trionfo dell’immagine, in cui il bisogno di ammirazione da parte dell’altro raggiunge livelli molto alti, quanto suona vera una fiaba di questo tipo?
Si ringrazia la dott.ssa Paola Cadonici per i preziosi spunti.
Bibliografia:
Fiabe, Grimm. Einaudi, Torino 1999.
Fiabe italiane trascritte da I. Calvino, Mondadori, Cles 1983.
Il favoloso Andersen, Fratelli Melita Editori, Verona 1990.
Il mondo incantato. B. Bettelheim, Feltrinelli, Milano 1990.
Il valore terapeutico della fiaba. Paola Cadonici, congresso – workshop a Modena “Chi aiuta chi”. 18 marzo 2012.
Le favole di Perrault, Fratelli Melita Editori, Verona 1992.